15 Ottobre: Giornata mondiale sulla consapevolezza del lutto perinatale.
Un pensiero a tutte le donne che come me hanno perso il proprio bambino.
Anche se non hai superato il famoso trimestre di gravidanza per te è TUO FIGLIO!
Non è un’insieme di cellule, non è un embrione, non è un feto, dalle due lineette rosa è TUO FIGLIO!
Se lo perdi dopo poche sole settimane, lo devi piangere con tutte le tue lacrime e non permettere a nessuno di minimizzare l’accaduto con le famose frasi:
- Meglio adesso che più avanti. (Brava… ma precisamente in cosa consiste la differenza?)
- Alla prima gravidanza succede spesso. (Grazie per avermelo detto… ora sì che mi sento meglio!)
- Dai che sei giovane. (Tu non più.. vedi che la vita è davvero ingiusta!)
- Non ti fissare eh che è peggio, vedrai che ne farai altri. (Shhh non me la tirare… certo che ci penso è mio figlio!)
Io mi sono sentita dire tutte le frasi che ho scritto sopra e sicuramente anche altre che ho rimosso.
Sono stata una donna che ha subito assolutamente impreparata (perché mai pensi una cosa simile) un’aborto nel primo trimestre della gravidanza, non sono riuscita ad elaborare per moltissimi anni il fatto che si trattasse di un vero e proprio lutto.
A star tanto male per “un figlio mai nato” quasi mi sentivo in colpa.
Ecco perché ogni volta che un’amica mi racconta di aver perso il figlio sto zitta, le guardo negli occhi, dico loro che sò cosa stanno provando e le abbraccio forte.
Ci sono date che non dimentichi, la mia è il 6 dicembre del 2009, il giorno del compleanno del mio primo FIGLIO mai nato.
Nove mesi prima l’esplosione di una gioia mai provata, non dimenticherò mai l’emozione di vedere per la prima volta un test di gravidanza positivo, non dimenticherò mai la felicità quando lo dissi a mio marito (eravamo ancora fidanzati), quando lo comunicammo ai futuri nonni, e non scorderò mai quel giorno di otto anni fa quando il mondo mi crollò addosso, inaspettato.
Semplicemente accadde.
Eppure ero tranquilla, pronta e stavo affrontando il primo mese secondo le direttive dell’ostetrica, entrata nel secondo mese di gravidanza mi sentivo bene: anche la nausee non erano eccessive, mi riposavo a sufficienza e non facevo nulla che potesse pregiudicare la gravidanza.
Improvvisamente, quella macchia rosa, la prima, seguita da perdite importanti e di colore molto più scuro.
Era notte, avevo dolori alla pancia e dissi a mio marito che ancora dormiva :” Lo stiamo perdendo… portami in ospedale!”, lui ancora assonnato quasi non volle credere alle mie parole, si vestì in silenzio e mi portò al pronto soccorso ginecologico.
Una donna certe cose le sente.
Entrai nel pronto soccorso e segnalai il possibile… il nome mi riesce tutt’oggi difficile nella pronuncia ma quello è, aborto, il nome è quello e io subii ciò che una donna alla ricerca della maternità non vorrebbe mai subire.
Mi visitarono immediatamente cercando il battito con l’ ecografo, era debole, mi somministrarono farmaci, e mi ordinarono del riposo, fissarono la visita 2 settimane dopo, ma la natura non volle che quel bimbo nascesse, dopo 7 giorni precisi dove mi aggrappai ad ogni pensiero positivo, persi il bambino con un aborto spontaneo.
In quei momenti di dolore lancinante per me di naturale non c’era proprio nulla.
Solo una sensazione di vuoto, un vuoto immenso.
Nessuno riuscì a farmi star meglio, mi chiusi in me stessa, non ne volevo parlare e non avevo più voglia di sentire le farsi superficiali.
Adesso che sono mamma due volte, parlarne fa un po’ meno male, ma in quelle fasi una donna chiede comprensione, aiuto, anche se non lo esplicita direttamente la richiesta di aiuto è un urlo strozzato.
Il lutto perinatale è un momento delicatissimo per la stabilità psicologica della donna, la quale si sente persa in un limbo, quasi inutile di riflesso perché non all’altezza delle aspettative, smarrita e bisognosa non solo di comprensione, di parole più profonde, non stereotipate, ma di essere spronata verso una riorganizzazione della propria vita, accettando, non rifiutando il lutto.
Ho conosciuto poi l’ associazione Ciaolapo, che aiuta concretamente le donne all’interno di percorsi di rinascita emotiva e psicologica, alleandosi nella volontà comune di inserirle all’interno di circuiti di considerazione, di accettazione del lutto.
Il tutto senza sentimento di vergogna o timore di giudizio, lasciando comunque sempre in un angolo del cuore il ricordo di una vita che è comunque stata ma con la consapevolezza che tutta la sfera emotiva richiede alla donna un ritorno alla routine familiare, è importante il sostegno di tutta la famiglia, l’amore e la comprensione sono motivi di cammino congiunto e riscoperta della serenità, riconquista di essa.
Al mio bimbo mai nato e a tutte le mamme di una stellina.